‘A brioscia cu’ tuppu: storia e tradizione di un grande rito siciliano.

La “brioscia” è un tipico dolce siciliano, diffuso anche in altre zone del sud Italia come Puglia, Calabria e Salento. Fu inventata a S. Teresa di Riva (in provincia di Messina), prendendo ispirazione dal seno di una donna. La parte più buona, e la più contesa, è appunto il cosiddetto “tuppo”, la parte superiore della brioche, molto simile ad uno chignon.

È la variante siciliana del cornetto o della classica brioche ma si differenzia da entrambi per la preparazione, gli ingredienti (farina, burro, uova, lievito e zucchero) e l’alveolatura. Si mangia praticamente a tutte le ore del giorno, soprattutto per accompagnare un’ottima granita siciliana (storica bontà dell’Isola, la cui invenzione viene attribuita al leggendario cuoco Francesco Procopio dei Coltelli, vissuto tra il 600 e il 700).

Originariamente la “brioscia” veniva preparata con lo strutto, poiché il burro era un ingrediente troppo costoso, quindi utilizzato solo dalle famiglie benestanti. Oggi invece è più comune trovarla a base di burro, dato che questo è più leggero e meno grasso dello strutto.

A seconda della località in cui sceglierete di mangiare la vostra “brioscia”, potrete notare sostanziali differenze: per esempio, nel catanese ha un consistenza maggiore ed è meno lievitata rispetto al messinese, dove è molto più morbida e lievitata.

Un’ultima curiosità: è buona norma mangiare prima di tutto il tuppo!

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